La comunicazione della separazione ai figli costituisce un punto nodale del percorso separativo dei genitori, che pur presi dai propri travagli sentimentali, dovrebbero mettere in primo piano questa comunicazione. I figli hanno già compreso le tensioni familiari, anzi respirate, ma è loro dovuto essere informati della decisione di papà e mamma e rassicurati dei cambiamenti che coinvolgerà la vita di tutto il nucleo.
Questo articolo nasce con l’intento di offrire degli spunti, cui fare riferimento, visto che, le separazioni sono in progressivo aumento, e spesso, mi trovo di fronte
a genitori che mi chiedono come comportarsi, e soprattutto se sia il caso di parlarne con i figli, in particolare, se questi sono in fase adolescenziale o preadolescenziale.

L’IMPATTO DELLA SEPARAZIONE SUI FIGLI

Per i figli, grandi o piccoli che siano, non essere preparati agli eventi che precedono e seguono la separazione dei genitori può rappresentare un rischio per la loro crescita e la loro stabilità emotivo-affettiva.
La perdita di riferimenti e di abitudini può rendere i minori più fragili, disorientati rispetto alla nuova vita e ai cambiamenti di rapporto, specie con il genitore non collocatario e la sua famiglia di origine.
Il contratto matrimoniale può sciogliersi, l’essere genitori è una responsabilità che non ha scadenza!

COME REAGISCONO I FIGLI AI CONFLITTI GENITORIALI?

Premesso che i figli, percepiscono, fin dall’esordio, quando le cose non vanno bene tra gli adulti, che devono essere consapevoli che i loro litigi o tensioni hanno delle ricadute sui più piccoli, pur, essendoci reazioni diverse a secondo dell’età.
Se lo stress connesso alla situazione conflittuale rende difficile per un genitore accogliere le ansie e le paure dei figli, è utile che l’altro partner, se ne faccia carico, o che entrambi chiedano aiuto specialistico, per proteggerli dagli effetti destabilizzanti del conflitto o del silenzio angosciante.

COSA EVITARE LORO?

Spesso, i genitori, così arrabbiati l’uno con l’altro, utilizzano i figli,più o meno consapevolmente, coinvolti , “nei loro scontri, producendo una sorte di “triangolazione”.
E’ buona regola tener presente che i minori non devono fungere da:

  • intermediari tra i genitori
  • riconciliatori
  • capri espiatori
  • confidenti dell’uno o dell’altro o di entrambi, anche se in momenti diversi.

IN ETÀ SCOLARE (6-10 ANNI)

I bambini compresi entro questa fascia di età, di fronte alle tensioni domestiche, sono alle prese con la necessità di trovare spiegazioni, rispetto a quanto sta accadendo, e tendono ad attribuire a sé la responsabilità delle incomprensioni tra gli adulti.

Perche’ e’ imporante parlare con i bambini?

Il “caregiver”, ovvero colui che si prende cura in prima persona della crescita e sviluppo del bambino, a partire dai primi giorni di vita, costituisce la sua “figura di riferimento”, e spesso, coincide con la madre.
Una delle sue funzioni principali, consiste nel portare gli stati mentali interni del bambino ad essere da lui riconosciuti, infondendogli sicurezza, presenza e ,spiegando, che quanto sta accadendo, non ha a che fare con alcuna sua responsabilità. Ciò contribuisce a fornirgli tranquillità e sostegno.

Tra le reazioni più frequenti, in questa fascia di età, spiccano:

difficoltà a concentrarsi,
ricaduta sulla resa scolastica, poiché la mente è occupata da altri pensieri.
A seguire:

tristezza, senso di colpa, desiderio di riconciliazione tra papà e mamma, capricci, condotte regressive, maggiori richieste di attenzioni, bugie, possibili disordini alimentari, incubi notturni, difficoltà di addormentamento o risveglio precoce.

In età pre-adolescenziale ed adolescenziale (11-14/ 15-18)
I figli più grandi hanno un ruolo più attivo e sono consapevoli della possibilità che anche i propri genitori, possono separarsi, anche attraverso un confronto diretto con i pari, a partire dalla conclusione della scuola materna.
In queste fascia di età le reazioni reazioni sono differenti:

non si prestano ad essere ”usati” come intermediari,
possono schierarsi con l’uno contro l’altro, come opporsi ad entrambi.
può affiorare anche il desiderio di non incontrare il genitore che esce di casa, specie se è già presente un nuovo partner-sostituto con o senza figli propri.
COSA DIRE LORO?

La comunicazione è un atto dovuto ai figli dai loro genitorri.
E’ opportuno che papà e mamma siano entrambi presenti in questa fase delicata. Opportuno che venga comunicato che entrambi sono in crisi l’uno con l’altro e l’amore di un tempo si è spento come coppia, mentre resta invariato quello come genitori. Rassicurarli sul fatto che potranno sempre farvi riferimento. Dettagli più intimi, in questa prima fase, sono impropri e inutili. Il tempo aiuterà a meglio comprendere e approfondire le domande dei figli. Va evitata la reciproca svalorizzazione, piuttosto che auto-accuse. Non è di questo di cui necessitano i ragazzi, ma rassicurazione che qualcuno si prenderà cura di loro.

COPPIA CONIUGALE O GENITORIALE?

Gli adulti per concentrarsi sul ruolo genitoriale devono essere in grado di elaborare il lutto della separazione, e ciò non è scontato, né immediato.
Il perdurare di risentimenti, rabbia ,anche dopo diverso tempo dalla separazione, costituiscono una fonte di stress e di disagio, per tutti, poiché sono ancora attive dinamiche relazionali disfunzionali tra i componenti, e all’interno della diade di coppia.
Ne deriva, che la separazione dei genitori non è l’agente principale della sofferenza dei figli, quanto il permanere del conflitto tra di loro, che assorbe energie, tempo, testa e cuore rispetto ai bisogni quotidiani dei minori.
Se è vero che il contratto matrimoniale, o la convivenza, possono sciogliersi. essere genitori, richiede responsabilità protratta nel tempo !
Comprendo che queste affermazioni, possano essere un boccone amaro, in un momento, di per sè critico, ma non vi è alcuna finalità di colpevolizzare gli adulti, poiché “separarsi” è un evento doloroso, richiede tempo per essere metabolizzato, e a volte, anche aiuto da parte di esperti nelle problematiche familiari attuali.
Detto ciò, i primi che necessitano tutela sono i più fragili, coloro che insieme si è deciso di concepire e crescere. Purtroppo, ciò che la vita riserva, rispetto alle nostre aspettative, non sempre, trova riscontro nella quotidianità”!

COME EDUCARE DOPO LA SEPARAZIONE?

La separazione prima e il divorzio dopo, suggellano la fine dell’ unione , legale tra gli adulti, ma resta aperta la relazione genitoriale.
Gli studi recenti su un’ampia casistica, parlano di una percentuale, intorno al 40% di coppie separate o in via di separazione, tanto che essere figli di genitori separati, oggi non costituisce più un elemento discriminante tra i pari, proprio perché traduce un’esperienza ampiamente condivisa.
Rispetto alla genitorialità, nei primi due anni dalla fine del rapporto, si osserva un “calo della capacità genitoriale”, che si manifesta
con carenza di supporto, facile irritabilità alle richieste dei figli, iper-responsabilità, specie per le madri che si trovano ad affrontare il mondo lavorativo ed assolvere, al tempo stesso, a ruoli normativi, per lo più di spettanza paterna. A ciò possono affiancarsi: problemi di ordine economico, modifica dello stile di vita cui si era abituati. Di contro, da parte del genitore che esce di casa, si osserva il soddisfacimento delle richieste dei figli attraverso il ricorso alla Carta di Credito, che diviene mezzo di “accaparramento” dei figli”, divenendo il “genitore buono, comprensivo e molto generoso”!
Differenti stili educativi genitoriali, poca importa se, alla lunga, producono contrasti tra gli adulti e inviano ai figli messaggi psicoeducativi incongrui, cui ognuno cerca di trarre il massimo profitto per se stesso.
Ad esempio: “a ciò si penserà dopo! Quando? Per lo più tardi, quando questo “modus” è diventato “scontato, dovuto” e strumento di “potere” nei confronti dell’ adulto, laddove, non gli fosse più possibile procedere secondo tale parametro, per la costituzione di un nuovo nucleo familiare, per l’arrivo di un figlio da parte della nuova coppia, o per motivi di qualsiasi altra natura. A ciò, si aggiunga il fatto, che “l’occuparsi, il prendersi cura, l’ascoltare” non sono liquidabili con nessuna carta di credito, ma con la sana normalità di assolvere ad uno dei primi principi della “competenza genitoriale”, che presuppone , presenza, diponibilità, accoglienza, vicinanza, anche se con modalità diversificate, oltre al mantenimento economico per le necessità materiali.
Mi verrebbe di salutarvi con queste parole:
“meno “bancomat”, più presenza ed ascolto!
A tal proposito vi segnalo un film dell’attuale stagione, che offre spunti interessanti: “i bambini sanno”!