Nei rapporti interpersonali, e in particolare in quelli affettivi, tende a proporsi come punto di riferimento, spesso solo formale perché quanto dichiarato non trova sempre corrispondenza nella realtà della vita.
Sorge spontanea una riflessione, ovvero: quanti di questi aspetti sono diffusi e presenti in molte persone, magari anche in noi stessi?
Il confine che separa la presenza di questi “aspetti peculiari” è l’intensità degli stessi. In altre parole è come porsi davanti a un quadro e notare che ci possono essere, su uno sfondo omogeneo, delle pennellate ben evidenti di una determinata tonalità che spicca in modo netto.
Ne consegue che le “pennellate” non annullano lo sfondo, e in quanto tali sono limitate; seppur evidenti questo può rendere particolare il dipinto.
Altra cosa, invece, è che le pennellate divengano numerose e ripetute e che vadano a modificare lo sfondo originario, per cui il prodotto finale risulterebbe molto diverso.
Alla stessa maniera i tratti narcisistici potrebbero essere gli equivalenti delle pennellate; il nuovo sfondo venutosi a creare diviene un elemento strutturale di quella produzione pittorica, ovvero è la “struttura di fondo”, divenuta centrale, a rendere “differente ” il quadro.
Non è più, quindi, solo un tratto ma una “struttura” specifica, ben definita, una sorta di asse portante dove frequenza, condotte, emozioni e pensieri assumono peculiari caratteristiche; pur con tutte le correzioni possibili apportate, risulta “centrale e primario”.
Lo stesso vale nell’ambito clinico: un conto è presentare degli “aspetti”, un altro è “essere strutturato ” in un certo modo. Partendo da questo, e compresa la significativa differenza, possiamo addentrarci nell’ambito clinico.
In questo contesto si può far riferimento al “Disturbo Narcisistico di Personalità“, secondo quanto descritto nel Manuale Diagnostico Dsmv, riconosciuto da tutta la Comunità Scientifica Internazionale e dall’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità). Una vera e propria Bibbia per gli psichiatri e gli psicoterapeuti: questi ultimi vi fanno riferimento se necessitano di “aggiornate conoscenze cliniche”.
Per semplicità dividerò per aree gli aspetti peculiari che caratterizzano il modo di essere di questo quadro di personalità.
Narcisismo e malessere psico-affettivo
Il soggetto può chiedere aiuto adducendo una condizione d’insoddisfazione, ansia e anche preoccupazione per la propria condizione psico-fisica, che è prioritaria a tutto e tutti.
Di solito la causa di questi disagi viene attribuita a fattori esterni e non a Sé; nel parlarne il soggetto può apparire distaccato nel racconto, innamorato dei contenuti che riferisce e falsamente umile, fisicamente prestante, orientato a relazioni affettive piuttosto superficiali e non responsabilizzanti, indirizzato verso l’infedeltà, facile a modificare quanto dice se sente “minacciata” la stima e il valore di sé.
Predilige uno stile di vita materialistico e si annoia facilmente, motivo per cui coltiva molti interessi ma superficiali, di breve durata; è molto sensibile alle critiche ed è fortemente timoroso di esporsi agli insuccessi, di qualunque natura siano.
Ai pensieri di successo e grandiosità si coniugano emozioni forti ma tenute lontane, con tendenza al loro congelamento per evitare “coinvolgimenti emotivi” che diverrebbero troppo minacciosi.
All’opposto possiamo trovare un soggetto che allo stato mentale di grandiosità, sopra menzionato, alterna momenti di ideazioni caratterizzati da paura del fallimento, autosvalutazione, tristezza, paura, talvolta rendendosi vittima di pensieri che lo vedono soccombere a malattie molto gravi, o passiva vittima di vendette per le sue pregresse condotte, altezzose e presuntuose.
Queste modalità sono prevalenti quando il soggetto verte in uno stato depressivo con connotazione di forte paura, che può rasentare il panico.
In questa condizione la persona può anche avvertire uno stato interiore di vuoto, il mondo viene percepito come lontano e distaccato dalla realtà, il comportamento può volgere verso l’inattività, e si delinea il bisogno di presenze di terzi che riducano la condizione di solitudine e di isolamento molto profonda e di antica data.
Tra questi due “estremi” possono collocarsi anche comportamenti aggressivi diretti verso sé o verso terzi, o ancora sentimenti di angoscia.
Alcune tipologie narcisistiche
Nell’ambito di questo quadro di personalità si possono individuare nelle somiglianze anche delle differenze, che si declinano in termini di “specificità” e peculiarità” (Millon, 1999).
Si passa dall’arrogante, sleale, con scarsi principi e valori, all’amoroso, caratterizzato da notevole potere seduttivo e orientato alla ricerca del piacere; dall’elitario, una sorta di previlegiato che si aspetta il soddisfacimento di ogni suo bisogno da parte della vita, orientandosi verso la ricerca dello status socio-economico, al compensatorio, che per lenire le ferite della bassa autostima cerca ammirazione e consenso facendo leva sullo status o sul carisma personale, quali strumenti di conferma del proprio valore.
Il mondo emotivo originario: tra grandiosità e vuoto
Il Narcisista non riesce ad ascoltare le emozioni, siano esse di gioia o di dolore, in quanto risulta incapace di “sentirle”, forse perché troppo minacciose così come, allo stesso modo, ignora i segnali che gli provengono dal corpo.
Domina la testa e di essa la “razionalità della mente”, così come nei rapporti con le persone; rispetto a queste ultime, al di là della tipologia di legame che vi intercorre, tende a porsi come fossero “oggetti”, nell’intento di enfatizzare la propria grandiosità e potenza.
La vita interiore emotiva presenta pesanti lacune, costituitesi a partire dal rapporto con le figure parentali.
Lo sviluppo emotivo del bambino, potenziale adulto narcisista, ha implicato:
- Solitudine e isolamento: madri presenti nell’educazione ma assenti nel soddisfacimento dei bisogni emotivi; sensazioni di esclusione e rifiuto da parte dei pari.
- Limiti insufficienti: carenza di regole a favore di molta permissività, ad esclusione delle attività di interesse dei genitori. Sono bambini che non si sono sentiti amati.
- Sfruttamento / manipolazione: pur dichiarando un’infanzia felice, la maggior parte di questi bambini ha ricevuto ammirazione ma non amore vivendo, inconsapevolmente, una condizione di sfruttamento emotivo.
- Approvazione condizionata: i genitori danno molta importanza alle “apparenze”. I figli ricevono riconoscimenti solo quando raggiungono gli alti standard dei genitori. Ne deriva che per avere valore, si devono ottenere approvazione ed ammirazione.
- La sensazione di estraneità, intesa come vissuto emotivo interiore profondo e radicato, tende a essere lenita dalla possibilità di appartenere a gruppi elitari.
L’affettività nell’età adulta
Il soggetto narcisista, a seguito delle pregresse deprivazioni, nelle relazioni sentimentali significative tende a manifestare:
- incapacità di ricevere amore, in favore dell’ammirazione;
- orientare le relazioni affinché ne riceva approvazione e conferme;
- incapacità di empatia verso sé e gli altri;
- idealizzazione e svalutazione delle persone amate per salvaguardare la propria immagine, fragile e fittizia;
- richiedere considerazione costante, per sentirsi “di valore”;
- l’Altro è necessario per la “conoscenza di sé: “dimmi cosa devo fare”;
- non le emozioni e i desideri, ma il “valore”, costituisce il meccanismo di scelta del partner;
- gli altri, prima che persone reali, sono “oggetti-sé esistenti”, in quanto fonte di ammirazione, sostegno e rinforzo;
- la competizione e l’idealizzazione, il distacco interpersonale, l’evitamento, concorrono a costruire l’immagine di sé ed improntano il rapporto con gli altri.