Quando la dipendenza si fa autoesclusione volontaria dalla realtà
Di che cosa si tratta?
Dal Giappone arriva la cosiddetta sindrome di Hikikomori, una condizione di estremo isolamento sociale che colpisce gli adolescenti, incatenati davanti al computer per tutto il giorno.
La sindrome si identifica con sintomi quali letargia, depressione, incomunicabilità, disturbi ossessivo-compulsivi isolamento sociale.
Già dagli anni ’80 i medici giapponesi hanno studiato casi di ragazzi che frequentavano con profitto la scuola, ma che al termine dell’orario scolastico si rinchiudevano in casa trascorrendo il resto della giornata e parte della notte davanti allo schermo. Nei casi più gravi, chi è affetto dalla sindrome si reclude in casa, abbandonando qualsiasi attività esterna, lavoro e scuola, comunicando solo attraverso Internet.
In giapponese il termine “hikikomori” significa “ritiro”, ed è stato scelto dal Dott. Tamaki Saito, direttore del Sofukai Sasaki Hospital di Tokio, una struttura ospedaliera che per il 70% accoglie pazienti adolescenti e ventenni.
Anche in Italia il fenomeno è presente e migliaia giovani compresi tra i 14 e i 25 anni si recludono nella loro camera dormendo di giorno e vivendo di notte e si interfacciano con il mondo solo attraverso lo schermo.
Pur sottovalutato, il fenomeno è in espansione, tanto che è stata creata una Associazione Nazionale -Hikikomori Italia- come punto di riferimento.
Nelle forme più gravi questa popolazione giovanile non studia né lavora, ma rimane reclusa in casa. Nel 2017, a seguito di un sondaggio dell’Università Cattolica, si parlava della presenza di circa due milioni di ragazzi sparsi sul nostro territorio Nazionale.
Tale condotta, il più delle volte viene identificata come manifestazione dell’inettitudine e mancanza di iniziativa delle nuove generazioni e non come un quadro morboso.
Questo disagio, non è ancora classificato dal punto di vista nosografico, neppure nel DSMV, manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, e viene identificato o come dipendenza da internet o come sindrome depressiva.
La sindrome di Hikikomori è diagnosticabile in persone, per lo più di sesso maschile, che hanno trascorso almeno sei mesi in condizione di isolamento sociale, famiglia inclusa.
Chi e come sono gli Hikikomori ?
Dal punto di vista caratteriale sono ragazzi intelligenti, ma sensibili ed introversi, che possono trovare qualche difficoltà nell’instaurare relazioni con gli altri e che faticano a fronteggiare le frustrazioni della vita.
Rispetto alla scolarità presentano un comportamento di rifiuto. Non è infrequente che dietro l’isolamento si celi una storia di bullismo. Salta giorni di scuola e declina la partecipazione alle attività sportive.
Verso il contesto sociale, nutrono una visione negativa e di intolleranza se spinti a realizzarsi socialmente.
Nel contesto familiare si osserva l’assenza del padre assorbito dal lavoro, forte prerogativa della società giapponese, a conferma del ruolo del suo sacrificio per la famiglia, portando ad un attaccamento compensativo, eccessivo nei confronti della madre.
Come intervenire?
I genitori e gli insegnanti rivestono un ruolo cruciale in chiave di prevenzione.
Si rende necessario indagare a fondo sulle motivazioni intime del disagio e cercare un successivo supporto di un professionista esterno formato su realtà di autoreclusione volontaria, disposto anche a recarsi al domicilio del ragazzo, nei casi in cui non esca dalla stanza.
La stanza diviene o” luogo sicuro” o “carcere”, ma il ragazzo non esce né per lavarsi né per mangiare. Spesso chiede che il cibo gli venga lasciato fuori dalla porta.
La dipendenza colpisce non solo la persona dipendente ma anche la famiglia e le persone care, la cui partecipazione a gruppi di auto mutuo aiuto sul tema, può consentire condivisione e messa in comune di una realtà in costante crescita anche nel nostro Paese.
Internet Addiction
La dipendenza da Internet (Internet addiction disorder, acronimo IAD), è un disturbo di addiction, legato all’ utilizzo intensivo ed ossessivo della rete : dai social, alla visualizzazione di filmati, al gioco online, e tutte le attività che possono essere collegati all’utilizzo di Internet.
L’Internet addiction copre sia condotte psicopatologiche, alla cui base vi sono la disregolazione degli impulsi e la difficoltà a gestire gli stati emotivi dolorosi, ma anche soggetti non affetti da disturbi psichiatrici, in quanto consente di sperimentare stati di onnipotenza in cui l’individuo percepisce il controllo sulla realtà virtuale e sulle relazioni online.
Numerosi studi di ricerca sul campo confermano come la dipendenza da internet sia associata spesso ad altri disturbi, in particolar modo all’abuso di sostanze, alla sindrome da deficit dell’attenzione, all’iperattività (ADHD), alla depressione, al disturbo d’ansia sociale.
La rete è in grado di causare forte dipendenza anche in soggetti non affetti da disturbi psichiatrici, in quanto fa sperimentare stati di onnipotenza sulla realtà virtuale e sulle relazioni che intrattiene online.
Nella fase iniziale (tossicofilia) della sindrome IAD, il soggetto avverte il bisogno di prolungare la sua connessione ad internet fino a 5-6 ore al giorno, come ben evidenziato dallo psichiatra italiano Cantelmi. Il soggetto naviga spesso in siti web e forum come osservatore finchè diventa sempre più difficile interrompere, pena sintomi di astinenza.
Nella seconda fase, definita da Cantelmi “tossicomanica”, aumenta il numero di ore di connessione assumendo un ruolo attivo con altri navigatori. Viene meno l’interesse per la vita reale e le relazioni, con compromissione della sfera lavorativa e affettiva.
Le relazioni online acquistano maggiore importanza di quelle reali. Utilizzando dei nickname maschera la propria identità, consentendo di muoversi in assoluto anonimato.
La diffusione del fenomeno soddisfa il bisogno di relazionarsi con altri, l’appartenenza, il riconoscimento sociale, sotto la spinta di sensazioni di irrequietezza. L’ evasione dalla realtà offre un iniziale sollievo dai problemi quotidiani, a cui segue depersonalizzazione e derealizzazione dell’individuo con totale estraneazione dal mondo reale e l’insorgere di sentimenti di onnipotenza con creazione di false identità, creando una un’immagine di sé idealizzata con cui proporsi agli altri.