quando il culto dell’immagine riempie il vuoto.
Il tradizionale concetto di addiction (dipendenza) si è andato allargando dall’alcol e dalle droghe alle nuove tecnologie, al gioco d’azzardo, al cibo, alle relazioni affettive e sessuali.
Spesso ignorata o ipovalutata risulta la dipendenza, “da shopping”, prevalentemente femminile, ma non esclusivamente, abbastanza recente, ma presente nel tessuto sociale in una percentuale importante e in ambo i sessi.
Le caratteristiche base sono quelle di ciascuna condotta dipendente: piacere, gratifica immediata, compulsività, perdita del controllo, sensi di colpa, vergogna, problemi legali ed economici per il nucleo familiare e per la persona a seguito dell’eccesso di denaro speso, spesso molto oltre le reali possibilità.
Gli studi su questa dipendenza sono piuttosto giovani e connessi anche ai grandi cambiamenti della società attuale: dove ogni desiderio è realizzabile subito e anche senza costi immediati. Successivamente provvederai al pagamento o con la personale carta dii credito, o con quella ricaricabile, quindi con costo rateato, piuttosto che con un piccolo finanziamento da restituire da qui a cinque anni con una quota così irrisoria da non accorgertene neppure!
La mancanza di denaro liquido disponibile non costituisce più un problema, grazie ai servizi che possono mettere rapidamente a disposizione somme per garantire il benessere e la soddisfazione immediata dei desideri dell’individuo!
Il nostro attuale contesto sociale incentiva a consumare e quindi a spendere, attestando lo status sociale di appartenenza e la propria identità in base a ciò che ci copre o agli oggetti che ci accompagnano nell’ottica che i beni che possediamo esprimono il nostro benessere economico oltre quello psico-emozionale.
Se in un momento di difficoltà, di fatica, piuttosto che di sconforto, acquistare qualcosa per sé può rispondere ad una coccola e lì finisce, ben diversamente vanno le cose quando si tratta di acquisti compulsivi, quindi ripetitivi e lesivi aprendo le porte all’ indebitamento proprio e spesso anche della famiglia.
Nella dipendenza da shopping, quadro patologico e anche rilevante, non è importante il bene che si acquista, poichè l’acquisto non è finalizzato ad una necessità concreta, “mi serve”; ma è volto a mettere a tacere un profondo sentimento di vuoto e di depressione che cerca di essere nutrito e tenuto a bada per mezzo dell’oggetto acquistato.”
L’immediata gratifica, per sua natura, ha una durata effimera, in quanto una volta appagato “quel desiderio” subito, se ne innesca un altro con la stessa forza ed intensità, rendendo la persona vittima e prigioniera di una mancanza di controllo sulle proprie azioni.
In aggiunta la possibilità di utilizzo di acquisti on line, con accesso sette giorni su sette, ventiquattro ore su ventiquattro, dovunque ti trovi, si sta profilando come il canale preferito del consumatore del terzo millennio, dal momento che viene travalicata la dimensione del tempo e dello spazio fisico, facilitando l’insorgenza, in soggetti predisposti, di questa addiction.
Una percentuale più esigua, circa un 10% trova consumatori anche nella popolazione maschile. Chi sono? Prevalentemente, giovani professionisti, ben messi economicamente e interessati alla cura della propria immagine, dal vestito al corpo con relative cure estetiche a cui si aggiungono strumenti tecnologici d’ avanguardia.
Il valore simbolico degli articoli acquistati è finalizzato a mettere in evidenza la “propria immagine esteriore”, confermando la cultura dell’apparire.
Poiché c’è sempre la possibilità di presentarsi meglio, il circolo vizioso si ripete senza fine in una spirale mortifera dove si tenta di tenere nascoste le fragilità, l’insicurezza, la bassa autostima, il vuoto di sempre, avvolgendoli con “vesti auree”, ma che alla lunga non riescono più a far tacere la malattia, la desolazione, l’anaffettività e la solitudine profonda che alberga nell’anima di queste persone.
E’ su questi sentimenti ed emozioni che il clinico deve andare ad agire insieme al suo paziente, affinchè questi maturi una modulazione emotiva più vicina a quella di una persona adulta.