Che cosa si intende per dipendenza?
La dipendenza è sempre patologica? …. si nasce con una predisposizione o può insorgere spontaneamente?
Mi impegno ad essere sintetica e semplice nell’esposizione, poiché voi siete il mio pubblico e non “gli Esperti”.
Per rispondere ai vostri quesiti, vi preciso che la dipendenza si associa al bisogno spasmodico della sostanza, qualunque essa sia. Diverso è il consumo che rimanda ad ad un uso occasionale e ricreativo. Fin qui, tutto bene? Mi pare di sì.
Allora passiamo alla dipendenza patologica , o addiction , che consiste in una ricerca ricorrente e reiterata della “sostanza” associata all’abuso della stessa e ,al craving (desiderio incoercibile) che , una volta raggiunto e soddisfatto, deve fare i conti o con il l disagio e la sofferenza dovute all’astinenza o alla messa in atto di “comportamenti compulsivi” dove “non si può fare a meno di ….” e si va alla ricerca della “pozione magica” poiché si sta molto male quando manca l, trovandosi l’individuo in una condizione di mancato controllo e gestione dei propri impulsi .
La dipendenza, al di là della singola specificità, su cui mi inoltrerò in successivi articoli, ha un substrato neurobiologico, ovvero s interessa circuiti cerebrali ben definiti, rispecchia un fenomeno sociale, molto diffuso , che può presentarsi come risposta dell’ individuo in coincidenza con tappe evolutive critiche, come, nel periodo adolescenziale. A questo punto credo vi sorga spontanea una domanda: perché in adolescenza, che già crea abbastanza problemi ?
La fatica di “essere genitori di figli adolescenti”, ma anche “essere adolescenti”
Loro, ovvero gli adolescenti, “non si piacciono” , non si vedono ok da nessun punto di vista. Vogliono atteggiarsi come “persone vissute” ma hanno bisogno di sapere che il loro porto sicuro, che siete voi adulti, comunque esiste e vi possono far ritorno, quando ne avvertono il bisogno. Ma allora, “questa specie umana” cosa vuole, che non va mai bene niente?
Bella domanda, ma siete anche un po’ troppo curiosi! Pertanto giro la domanda ai diretti interessati.
Voi adolescenti siete d’accordo su quanto detto fin qui?
Il vostro silenzio mi giunge come una risposta di assenso, quindi è bene che i genitori abbiano chiaro che questa fase della vita , costituisce un momento di grande trasformazione, poiché richiede il passaggio dalla dimensione infantile, nota, familiare e consolidata per “grandi e piccini” ad una più matura, tutta da costruire.
Credo che concordiate che è una gran faticaccia per tutti! Ebbene, sì. E’ proprio così!
Dovete , inoltre avere ben chiaro che questi cambiamenti sono sani e fisiologici, oggi si dice “ecologici”, anche se di ecologico c’è solo il desiderio che tutta questa faccenda passi in fretta per il benessere del sistema familare e non solo.
Il percorso è in salita e ha i suoi tempi
Dovete sapere che per i ragazzi, è quasi una sorta di” lutto”, dovuto alla perdita di una dimensione di sé, quella infantile per la nascita di una nuova immagine, potremmo dire “identità” sconosciuta e tutta da costruire.
Il giovane che è stato capace o stato messo nelle condizioni di attuare un progressivo distacco dalle figure di riferimento infantili (la madre piuttosto che il care-giver), è favorito nella costruzione di una propria identità autonoma ,e sganciata, rispetto agli adulti di riferimento.
Ma, non trattandosi di una “fiaba con il lieto fine conclusivo”, quando questo passaggio non si verifica ,o si concretizza solo parzialmente, la vulnerabilità dell’adolescente, lo può orientare verso comportamenti regressivi, infantili, o pseudo-adulti ,entro i quali possono collocarsi condotte di dipendenza, dove la sostanza diviene aiuto e conforto, al pari della presenza responsiva della madre nei confronti del proprio bambino.
I cambiamenti corporei, le spinte ormonali, la modificazione dei processi di pensiero, i nuovi interessi affettivi rivolti all’altro sesso, costituiscono un’ attrattiva e al tempo stesso, un rischio, data la vulnerabilità e la labilità del giovane ,che staccandosi dalla tana, per inserirsi nel mondo, deve essere in grado di entrare in “relazione con l’altro”, diminuendo il pensarsi “il centro del mondo” , “onnipotente”, e misurarsi con i limiti e le risorse che lo caratterizzano.
A sostegno delle richieste di genitori che mi chiedono consigli circa il modo di porsi nei confronti dei figli, ora rapiti dalla realtà virtuale, ora sottratti dal gioco d’azzardo, non ultimo vittime .di bullismo, per altro già trattato, o ancor peggio esposti al cyberbullismo, come i recenti fatti di cronaca hanno riportato. E’ nelle mie intenzioni, ,procedere in questo viaggio con voi, per aiutarvi a comprendere meglio queste nuove realtà
Per chi mi ha letto fin qui, sento che qualcuno mi sta dicendo:” permetta, ma anche noi cinquantenni di oggi, giovani genitori, siamo stati adolescenti, ma non funzionava così”!
Cosa ne pensa dottoressa?
È vero quanto sta dicendo, ma è altrettanto vero, osservando la realtà, che gli adolescenti di oggi non sono gli adolescenti delle precedenti generazioni, poiché il loro contesto sociale, familiare, valoriale è profondamente diverso da quello che è stato il nostro.
Usare questo precedente parametro per leggere la realtà adolescenziale attuale, , significa non riuscire a sintonizzarsi con loro e sentirsi impotenti di fronte alle richieste e ai comportamenti di una generazione che è in un costante divenire, rapidamente mutabile, contrassegnata dalla .instabilità e dall’incertezza e che ha bisogno di punti di riferimento ben definiti.
I cambiamenti legati ai nuclei familiari, il rapporto con il gruppo di pari previlegiano l’individualismo, il conformismo, il godimento attraverso i canali della sensorialità, l’immediatezza, il subitaneo soddisfacimento di ciò che si desidera,. l’incapacità di tollerare dei “no” e la conseguente frustrazione.
I genitori che preferiscono essere “amici dei figli”, piuttosto che “educatori dei figli”, limitando la conflittualità e il confronto tra le parti, necessari per la costruzione di un individuo autonomo e capace di affermarsi per ciò che è, e non per quanto gli altri si aspettano che sia.
Il cibo, le droghe, Internet, il gioco d’azzardo, lo shopping compulsivo, l’incapacità di togliersi dalla testa e dal cuore un amore passato, creando legami di co-dipendenza, diventano strumenti che forniscono un sollievo temporaneo allo stress, a una progettualità carente, alla percezione di sentimenti di “vuoto,” poiché tutto si esaurisce nel “qui ed ora”, nella rapidità, e in una corsa che toglie il tempo per pensare e per riflettere!
Vi ringrazio di tanta pazienza, se mi avete letta fin qui, ma vi invito a non perdere le letture successive, più specifiche, che se, anche ad un solo lettore, saranno state utili, il tempo trascorso insieme non sarà stato sprecato per nessuno di noi.